Nella notte tra il 23 e il 24 novembre 1903, ignoti si
introdussero nella isolata chiesa di Sant’Ansano (Borgo San Lorenzo) e rubarono
un quadro su tela raffigurante il santo titolare, che “vuolsi sia opera antica
di insigne autore”, come riportato sul Messaggero del Mugello del 29 novembre
(il ritaglio l’ho avuto dall’inesauribile Aldo Giovannini). Di questo dipinto,
a quanto mi risulta, non se ne è saputo più nulla. Sarà nella collezione di
qualche antiquario, magari oltreoceano. Rimane a tutt’oggi irrisolto un
ulteriore dubbio, quello sul suo autore. Era stato ipotizzato fosse di
Francesco Furini. Possibile? Quasi di sicuro no, e vedremo perché.
Francesco Furini (1603-1646) fu un pittore
fiorentino. “Studiò presso il Passignano, G. Bilivert e M. Rosselli, e con
Giovanni da S. Giovanni; lavorò a Roma all'affresco della Notte nel
Casino di palazzo Pallavicini-Rospigliosi. A Firenze si rese noto con numerose
opere di soggetto mitologico (Ila e le ninfe, ecc.) e religioso, che ottennero grande
successo specialmente per la delicatezza con cui vi seppe trattare il nudo
femminile, prediligendo suggestivi effetti di sfumato” (Treccani).
Ila e le Ninfe, prima del 1633, Galleria Palatina, Firenze |
Lot e le figlie, dopo il 1634, Prado, Madrid |
I suoi nudi furono giudicati sensuali e spesso
audaci per l’epoca, il che da un lato gli procurò una critica estremamente
severa da parte del quasi coevo storico Filippo Baldinucci, e dall’altro risultò
ancor più stridere con la sua decisione, nel 1633, di farsi prete. Difficile
dire se fu spedito nella sperduta frazione di Sant’Ansano anche per questo
motivo; secondo il Baldinucci, ebbe la vocazione “per poter in una quasi
solitudine attendere agli studi dell’arte sua, e molto più allontanarsi dalle
occasioni del mondo”. Lo storico Arturo Stanghellini, nel 1913, sostiene più prosaicamente
che “quella del Furini più che una crisi spirituale, fu probabilmente una crisi
economica”. Ad ogni modo gli storici concordano sul fatto che, belle modelle a
parte, fu ottimo parroco e si prodigò per aiutare i parrocchiani, ai quali in
sostanza donò la più parte dei suoi guadagni.
Ma torniamo al nostro dipinto. Il Messaggero del
Mugello, abbiamo visto, non si sbilancia sull’autore. Francesco Niccolai, nella
sua Guida del Mugello (1914) in cui è pubblicata, per quanto ne so, l’unica
fotografia dell’opera, afferma “…prima che Francesco di Filippo Furini (…), vi
dipingesse sotto i patroni Baldovinetti il suo S. Ansano vestito alla romana,
stato disavventuratamente rubato…”. Padre Lino Chini, nella sua Storia antica e moderna del Mugello (1875),
scrive: “La tradizione porta che il quadro dell’altar maggiore della detta
prioria, figurante il santo titolare, sia lavoro suo”.
Tuttavia gli altri storici, trattando più o meno diffusamente di Francesco
Furini, non menzionano mai il Sant’Ansano. Non lo nomina Stanghellini, né il
Brocchi nella sua “Descrizione della provincia del Mugello” (1748). Né il
Baldinucci, le cui “Notizie sui professori di disegno” furono compilate tra il
1681 e il 1728, e la biografia del Furini ivi contenuta è ampia e documentata. Sono
poi degne d’attenzione, a mio parere, due ulteriori fonti. Nelle sue “Notizie
del Borgo San Lorenzo” raccolte nel 1742-3, Valentino Felice Mannucci è
categorico: “Alla suddetta chiesa di S. Ansano non lasciò il Furini altra
memoria che una figura a fresco di Nostra Donna fuori alla Compagnia sopra la
porta, la quale non più si vede”. Nell’inventario dell’archivio dei Baldovinetti (S. Ansano era loro patronato), la curatrice Rita Romanelli, oltre
a riportare una nota di Giovanni di Jacopo su Francesco Furini, aggiunge:
“Giovanni di Poggio [un altro Baldovinetti], in una nota a margine de
memoriale, ha precisato che il pittore si fosse trasferito a Firenze, in via
delle Ruote, da S. Ansano, il 30 aprile 1645, e che nella chiesa avesse dipinto
una Nostra signora a fresco fuori, nella facciata”. In entrambi i casi, dunque,
si fa riferimento a un affresco sulla facciata della chiesa, ma non a una tela
all’interno. Difficile pensare a una doppia dimenticanza. La sicurezza assoluta
non si può avere, certo, ma l’ipotesi che il dipinto trafugato fosse opera del
Furini risulta a questo punto davvero poco probabile. L’ipotesi più realistica
è che si sia trattato – e saremmo in accordo con il Chini – di una specie di
leggenda metropolitana. Beh, metropolitana a Sant’Ansano non è proprio il
termine giusto… diciamo una storia raccontata durante le veglie.
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