sabato 8 dicembre 2018

Giuliano Vangi e il Papa



Mi giunge notizia della mostra che si inaugurerà al Palazzo dei Vicari di Scarperia (FI) sabato 15 dicembre 2018 alle 15.30. Si intitola: Bergoglio. 80 anni in 40 tavole. Papa Francesco nei disegni di Giuliano Vangi per il volume: Francesco. Il Papa Americano. UTET Grandi Opere – FMR’.
Troverete su questo articolo tutti i particolari.
Giuliano Vangi, diciamolo subito, è il più grande scultore vivente. Nato a Barberino di Mugello nel 1931, può vantare un museo a lui personalmente dedicato in Giappone, a Mishima. A questo link troverete una sua biografia. Ne riporto un estratto:

Fa parte dell'Accademia del Disegno di Firenze, dell'Accademia di San Luca e dell'Accademia dei Virtuosi al Pantheon di Roma. Ha esposto in molte sedi prestigiose in Italia e all'estero, tra cui ricordiamo la prima importante esposizione Italiana a Palazzo Strozzi nel 1967. Negli anni successivi si susseguono numerose mostre in Europa a Monaco, Vienna, Stoccarda, Asburgo, Francoforte, Londra. Nel 1981 inaugura la sua prima personale a New York presso la Sindin Gallery, e nel 1988 invece porta le sue opere in Oriente per la prima mostra a Tokyo presso la Gallery Universe. In Italia sono state allestite sue personali a Milano, Firenze, Bologna, Parma, Trieste, Grosseto, Roma, Carrara, Lucca, Ancona, Bergamo, Brescia.

L'interno del Museo di Mishima dedicato a Vangi
Il 13 febbraio 2011, a Vicchio, fu consegnato a Giuliano Vangi il Premio Giotto e l'Angelico. Fu una cerimonia cui partecipò, si può dire, l'intero Mugello artistico. Scrissi allora sul Galletto: "Le qualità umane oltre che artistiche di Vangi (...) hanno trovato puntuale conferma quando l’artista ha preso la parola [durante la cerimonia di consegna nella Pieve di Vicchio] e, sinceramente commosso, ha ringraziato il Mugello per questo premio che costituisce uno dei più bei riconoscimenti da lui ottenuti lungo una carriera lunga ormai sessant’anni, proprio perché proveniente dalla sua terra d’origine. Ha parlato poi di quello che continua a ritenere un mestiere (molto tra virgolette), ché richiede anche energia fisica data la quantità di lavoro manuale necessaria, ma che non ha mai smesso di amare e di praticare con passione, e senza mai scendere a compromessi. Terminata la cerimonia, ci si è spostati al Circolo Il Paese, dove si è tenuto lo squisito pranzo in onore di questo artista che, pur vivendo da tempo altrove, non ha perso del tutto il suo accento toscano; che non ha nulla, ma proprio nulla del divo; e che si è concesso volentieri alle domande di Fabrizio Borghini (Toscana TV), di Paola Leoni (Tele Iride), e del sottoscritto."
Ebbi davvero la fortuna di intervistare Giuliano Vangi. Il Maestro era molto rilassato e felice, al termine del pranzo in suo onore. Pubblicata anch'essa sul Galletto, l'intervista mi pare ancora perfettamente attuale e, in attesa di poter ammirare le 40 tavole su Papa Francesco, ve la ripropongo. Eccola di seguito.

Uomo nel canneto, Forte Belvedere 1995
- Maestro Vangi, nel 1989 fu allestita una sua mostra di disegni presso il rinnovato Museo Beato Angelico di Vicchio. Come si sente oggi, rispetto ad allora?
- A marzo faccio ottant’anni, e dovrei sentirmi più saggio e maturo. Dovrei. Però ho molta energia anche fisica, molta volontà, lavoro sempre 8-10 ore al giorno e faccio lavori molto grandi, come una scultura per la Corea, lunga 8 metri alta 3.60 e larga 4, in pietra. Ho molto entusiasmo, come quando avevo vent’anni, forse di più. A una certa età si cerca di non perdere un minuto, ciò a cui magari da giovani non si pensa. 
- In generale le piace di più scolpire o fondere?
- Tutt’e due. Non ho una materia preferita. Ogni soggetto porta la materia con sé, certe sculture si adattano alla pietra, altre al metallo, e a me piacciono tutte perché mi aiutano a rappresentare certe idee che ho. Una scultura in metallo, molto aperta, non potrei realizzarla in pietra, una scultura tutta bloccata in pietra non s’adatta al metallo.

Vangi intervistato dalla compianta Paola Leoni

- Nelle sue opere quanto c’è di passione e quanto di abilità e preparazione tecnica? 
- L’abilità è sicuramente necessaria, come per un musicista, che so, un violinista, che deve avere una grande bravura nel suonare e poi una grande sensibilità per trasmettere la musica che produce. Per realizzare le proprie idee ci vuole una certa bravura, altrimenti uno pensa, pensa e non sa concretizzare. Le due cose devono essere combinate insieme. 
- Come si pone nei confronti di un’opera di arte sacra? 
- Le opere di arte sacra mi vengono solitamente commissionate, ad esempio da architetti che progettano edifici religiosi. Quando le lavoro mi pongo in effetti in un modo diverso, nel senso che comincio a vedere la chiesa, leggo testi sacri, in modo da entrare in questo tema così grande e importante, anche se io non sono un grande frequentatore di chiese. Poi però uno si immedesima e cerca di capire più possibile, di portarsi al di fuori delle cose terrene.

Forte Belvedere 1995
- Le ultime opere d’arte che hanno fatto, diciamo così, notizia sono state ad esempio happening come la fontana di Trevi colorata di rosso. Secondo lei esiste oggi un margine perché un’opera d’arte ‘faccia notizia’ perché è bella e non perché fa scandalo? 
- Oggi si corre talmente, si va così di furia, che tutti hanno bisogno di farsi pubblicità, di uscir fuori immediatamente, e non solo nell’arte: magari una donna va a fare la velina per entrare in Parlamento! Non c’è più la pazienza dello studio, si fa tutto con facilità e, non avendo dietro molti studi, qualità, preparazione, è più semplice imbrattare una scultura antica o rotolare le palline colorate giù per la scalinata di Trinità dei Monti, non c’è bisogno di grandi sacrifici, è una strada breve e veloce. 
- Ci sono in arrivo giovani artisti validi? 
- Ce ne saranno, ma non ne conosco molti. È un po’ sparito il mestiere, l’arte di saper lavorare certe materie. L’artigianato dell’arte si può dire che non si insegna quasi più. 
- E infatti, immagino un bambino che le chiede: Maestro Vangi, io da grande voglio fare lo scultore. Da dove comincio? 

- Ci vuole un sacco di pazienza e sacrifici. Se uno pensa di diventare subito famoso e fare soldi parte col piede sbagliato e non arriverà lontano. Deve lasciar perdere denaro e arrivismo, mettersi con molta umiltà a imparare, a studiare la natura, a cercare di capire cosa ha davanti, cosa vuole dire, perché lo vuole fare.
- Oltre all’opera per la Corea ha altri progetti cui sta lavorando?
- Sto facendo sculture anche per me. Lavoro dei graniti, e poi una scultura in bronzo lunga 12 metri. Non penso: questa scultura non la venderò mai perché è grande o perché è pesante o non piacerà. Ho sempre fatto ciò che mi piace fare. 
- Ultima domanda, Maestro: cos’è il Mugello per Giuliano Vangi? 
- Beh, intanto ci sono nato e qui ho ancora dei cugini. È una terra talmente bella, eccezionale, ove, come si sa, sono nati Giotto, l’Angelico, Andrea del Castagno, la mamma di Masaccio. È una terra fertile, colline bellissime, popolata da gente in gamba, gente semplice ma quadrata e sincera. Ho una vera mania per il Mugello e posso confermarle, come le avevo accennato, che, anche grazie alla nascita dell’Associazione Culturale Amici di Vangi, ho intenzione di tornarci molto più spesso di quanto non abbia potuto fare finora.

Penso che questa sia l'occasione per il ricordo commosso di una amica carissima: un'amica mia, del mondo culturale non solo mugellano, e di tutte le persone di buona volontà: Paola Leoni, scomparsa il 24 ottobre 2018 al termine di una lunga guerra contro un cancro implacabile. Come in mille altri eventi, anche in quel giorno di febbraio 2011 non fece mancare la sua professionalità di giornalista, la sua bravura, la sua gentilezza, la sua straordinaria umanità, che per me costituiranno sempre una delle più importanti lezioni di vita.







Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono liberi a tutti & benvenuti, Sono apprezzate precisazioni, segnalazioni di refusi, integrazioni. Ma sempre - e purtroppo non si può più dare per scontato - all'insegna della buona educazione.