lunedì 19 dicembre 2016

Pietro Nelli da Rabatta, dopo l'oblio



Il pittore Pietro Nelli da Rabatta non fu forse un grande innovatore. Fu discepolo – alla lontana - di Giotto, subì l'influenza di Bernardo Daddi e lavorò come un bravo professionista che seppe non solo farsi apprezzare, ma anche far fruttare abbondantemente la sua abilità. Guadagnò senza dubbio cifre ragguardevoli. Fece sposare la figlia a un notaio con cinquecento fiorini di dote, che non erano bruscolini. 
Dopo la morte, però, fu dimenticato del tutto. Capitò anche a Vivaldi. Non compare nelle Vite del Vasari. Il Baldinucci, nel XVII secolo, nelle sue sterminate ‘notizie de’ professori del disegno dal Cimabue in poi’, lo ignorò. Solo nel 1872 Gaetano Milanesi pubblicò una ricevuta di pagamento per la parte superiore di una tavola (foto d'apertura) raffigurante la Beata Vergine con angeli apostoli e santi, custodita allora nella sacrestia della Pieve di S. Maria all’Impruneta e oggi - con vistose ferite causate dall'ultima guerra - sull'altar maggiore. La ricevuta era firmata piero di nello.

S. Caterina d'Alessandria.
Museo di Maastricht
Milanesi ne fece tornare alla luce la figura, pur basandosi su pochi elementi biografici. Scrisse in una breve monografia: “Pietro di Nello o Nelli fu da Rabatta, villaggio presso Borgo San Lorenzo di Mugello, e nacque intorno al 1345. Si matricolò tra i pittori all’Arte de’ Medici e Speziali ai 28 di aprile del 1382, abitando allora in Firenze nel popolo di San Pier Maggiore; e nel 1411 fu scritto alla Compagnia de’ Pittori fiorentini, essendo del popolo di Santa Maria Alberighi.”. Ad ogni modo non dovette perdere i contatti con la terra d’origine, dato che sposò la figlia di uno stovigliaio di Rabatta, dalla quale ebbe a sua volta la figlia di cui abbiamo detto. Possedeva sempre a Rabatta un podere che, non avendo figli maschi, donò alla Compagnia del Bigallo.
La maggioranza delle sue opere era, allo stato delle conoscenze del Milanesi, andata perduta. Lino Chini, nel 1875, citò quasi per intero lo scritto del Milanesi in una rara “Vita di Giotto” (messami gentilmente a disposizione da Aldo Giovannini) e nella sua Storia del Mugello. Niccolai, nella sua Guida del Mugello (1914), riportò: “Soavità celestiale ispirò alle sue figure Piero Nelli da Rabatta (1345-1416), che aveva dipinto per la Chiesa di Santa Maria a Cardetole e per i Frati di San Francesco del Borgo San Lorenzo”. In realtà morì nel 1419, come affermato da Milanesi e confermato da Marco Pinelli in una nota del 1994 su Il Filo.
La riscoperta di Pietro Nelli è andata avanti in epoca recente, e Carlo Celso Calzolai, nel 1974, lo definì ‘il primo fra tutti gli artisti mugellani’. Evidentemente considerava Giotto e l’Angelico come fuori concorso. A Pietro sono ora attribuite numerose opere: ne sono esempi alcuni affreschi di Santi in San Miniato a Firenze (nelle guide degli anni 30 risultavano di autore ignoto).

Gli affreschi di San Miniato

Il tabernacolo ora a S. Maria Mater Dei al Lippi.
Sempre a Firenze l’affresco, precedentemente attribuito a Paolo Uccello, del tabernacolo di Lippi e Macia, e ora nella chiesa di S. Maria Mater Dei al Lippi. All’Impruneta, il polittico Madonna con bambino e Apostoli di cui parlava il Milanesi. Alcuni affreschi nella chiesa di S. Pietro in Palco. Una delicatissima Annunciazione e un Cristo in Pietà nella Pieve di San Pietro a Ripoli.

Cristo in Pietà, Pieve di S. Pietro a Ripoli

A Bagno a Ripoli contribuì agli affreschi nella scarsella dell’Oratorio di Santa Caterina, in collaborazione col Maestro di Barberino. In seguito, Spinello Aretino decorò la seconda navata con uno dei più straordinari cicli affrescati mostranti la storia della titolare dell'Oratorio. Dimenticato dalla storia come Pietro Nelli, anche l’Oratorio andò incontro a un degrado che pareva inarrestabile, al punto che all’inizio degli anni 80 del secolo scorso era adibito a pollaio e fienile. Al termine di un lungo, meticoloso restauro, dal 1998 è stato restituito alla meritata ammirazione del pubblico nonché alle attività culturali (è sede di mostre, concerti, convegni), e ai matrimoni di lusso.

Disputa di Caterina coi filosofi, oratorio S. Caterina, Bagno a Ripoli
Resta poco, invece, del lavoro di Pietro Nelli in patria: del trittico affrescato nella Chiesa di S. Francesco a Borgo S. Lorenzo fu in passato sacrificata la parte destra, e anche per la rimanente i lavori di restauro, pur ammirevoli, non hanno avuto del tutto ragione dei danni causati dal tempo e dall'incuria dei secoli scorsi. Secondo Niccolai era stato realizzato nel 1382 per monna Niccolosa del Maestro Lodovico. "Vi aveva esso pure", continua Niccolai, "per dodici fiorini d'oro, affrescato un'altra parete, come rilevasi anche da un'iscrizione consunta: Petrus Nelli hoc opus fecit". Di quest'ultima opera, purtroppo, come dell'iscrizione, non è rimasta traccia.

L'affresco nella Chiesa di S. Francesco a Borgo S. Lorenzo

3 commenti:

  1. Siano benedetti Gaetano Milanesi, Lino Chini e Francesco Niccolai, e tutti quelli che ne scrivono, e che hanno mantenuto la memoria di questo artista tutt'altro che trascurabile !
    Oltre alle opere sopra ricordate, e tra queste quello che almeno resta dell'affresco in S.Francesco a Borgo S.Lorenzo (e questo, anche per l'intero complesso della Chiesa e del Convento, grazie agli attuali proprietari), e che meriterebbe uno specifico studio, segnalo anche le due belle tavole, che rappresentano, rispettivamente, S.Elisabetta d'Ungheria e S.Caterina d'Alessandria, che ho avuto modo di ammirare nel Museo di Maastricht.
    Ad majora !

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    1. Le due bellissime tavole, e ringrazio di cuore il lettore per la segnalazione, sono visibili a questi link:
      https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c7/Pietro_Nelli_-_Catharina_van_Alexandri%C3%AB.JPG?uselang=it

      https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/8b/Pietro_Nelli_-_Elizabeth_van_Hongarije.JPG

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  2. Questo pittore, poco conosciuto, andrebbe rivalutato e fatto conoscere.
    Attribuiti a lui ci sono anche affreschi tardo Trecenteschi in una Cappella sopravvissuta alle distruzioni in via delle Campora, ora proprietà privata.

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