sabato 3 dicembre 2016

Fiume di parole accese: Ivo Guasti

Mi giunge, graditissimo, l'ultimo libro di poesie di Ivo Guasti, dal titolo Altrove (ed. Polistampa, presentazione di Alessandro Borsotti).
Conobbi Ivo (Barberino di Mugello, classe 1933) a Borgo S. Lorenzo nel novembre 2011. Per iniziativa dello scrittore Tebaldo Lorini e dell'attore Marco Paoli, suoi grandi amici, era stato allestito in Villa Pecori uno spettacolo dedicato alle sue poesie: ne aveva già pubblicate allora una trentina di raccolte. I suoi brani erano interpolati da citazioni di suoi illustri colleghi. Brecht, Neruda, Pavese, Garcia Lorca, Raphael Alberti, Edgar Lee Masters. E ad ognuno di essi si riallacciavano i (con)seguenti versi di Ivo. Fu un grande successo.

Da sin. Tebaldo Lorini, Ivo Guasti, Marco Paoli
Ivo ha proseguito la sua produzione poetica, cui è venuta ad aggiungersi, nel 2015, una corposa autobiografia intitolata Finché dura il tempo (Polistampa), scritta in collaborazione & conversazione con Alessandro Borsotti. Scrissi allora: "Guasti racconta le sue vicende personali e familiari in un paese del Mugello che cambia (im)percettibilmente lungo i giorni, i mesi, gli anni; della sua lunga militanza in un Partito Comunista in cui le discussioni e i dissensi erano più numerosi di quanto non si potesse pensare, anche se nessuno allora si sognava di fare sgambetti ai compagni. I suoi incontri (faccio un solo nome: Umberto Terracini) e le sue amicizie (...) Racconta del suo lavoro in Provincia, degli eventi culturali da lui organizzati e conseguentemente della quantità sbalorditiva di personalità da lui conosciute. Anche qui mi limito a nominare Rafael Alberti, la cui influenza sull’attività poetica di Ivo sarà determinante.". Insomma, viene tratteggiata la base umana e culturale da cui origina il rapporto privilegiato di Ivo con le parole (concetto da precisare, come vedremo).
Nel 2015 uscì Scrivere il tempo, edito da Le mimose, illustrato o meglio integrato dalle immagini di sculture di Adriano Bimbi. Lo recensii concludendo che faceva restare col desiderio che presto arrivasse una nuova raccolta di versi di Ivo Guasti. Ed ecco Altrove.
Le dimensioni ridotte del volume mi hanno portato d'istinto a paragonarlo a un bonsai. Non mi sbagliavo. Sfogliandolo, ci si accorge che le quarantanove poesie che si susseguono sono sì di radice inequivocabilmente occidentale, ma si avvicinano, spesso per brevità, spesso per temi, sempre per sensibilità, agli haiku giapponesi. Ne copio una.

alla fine del giorno 
qualcosa rimane
la luna
che canta di luce

Il titolo del post è un altro suo verso. Ancora più essenziale, ancora più scavata, più limata, più smussata, la poetica di Ivo Guasti risulta sconcertante per la capacità di dare nuova linfa vitale a parole abusatissime. Non so se qualcuno ricorda una bella serie di Caroselli, sì: Caroselli degli anni '70, in cui Anna Maria Guarnieri spiegava e soprattutto dimostrava da par suo che "anche la parola più banale, più logorata dall'uso (addio, no, stasera, dimmelo) può esprimere un'emozione, un sentimento, uno stato d'animo". Guasti si muove in modo sovrapponibile. Ci fa comprendere, una volta di più con Altrove, che la poesia non è nelle parole, ma nel rapporto tra le parole. 
Buona lettura!


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