sabato 21 gennaio 2017

Un macchiaiolo dimenticato: Stanislao Pointeau.

Di Stanislao Pointeau si ricordano in pochi. Eppure fu uno dei frequentatori più assidui del Caffè Michelangelo fiorentino, e lo vediamo caricaturato nel celebre acquerello di Adriano Cecioni: è di spalle, sulla sinistra, in primo piano tra gli altri esponenti del celebre movimento della macchia. Di circoli culturali ne frequentò più d'uno. Ma la sua carriera artistica fu breve, e meno intensa di quelle di suoi colleghi che, pur avendo lasciato questo mondo ancora giovani(ssimi), oggi tuttavia sono ricordati da tutti. Il suo amico Raffaello Sernesi, ucciso in battaglia a 28 anni, è un buon esempio.

Adriano Cecioni, il Caffè Michelangelo
Pointeau nacque a Firenze nel 1833, da un facoltoso commerciante di vini francese, il quale aveva aperto nel capoluogo toscano una rivendita di Bordeaux. Stanislao mantenne la cittadinanza francese, ma si mosse soprattutto nella nostra penisola, sia per motivi di lavoro - proseguiva l'attività commerciale paterna -, sia per piacere. Strinse amicizia con quasi tutti i Macchiaioli, e compì con alcuni di loro numerosi viaggi durante il quali non si risparmiò nel disegnare e dipingere, oltre che nell'incisione. Soggiornò a Roma, viaggiò per il Mugello e per le campagne toscane, fu a Ischia nel 1862. Ma nel 1865 abbandonò la pittura. Visse fino al 1907.

Renaioli dell'Arno, 1861

Esiste un solo libro monografico, purtroppo da tempo esaurito, su Stanislao Pointeau, ed è opera del mio amico Tebaldo Lorini, appassionato storico locale di Borgo S. Lorenzo, nonché autore di numerosi altri libri e testi teatrali. Il suo incontro con la figura di questo artista merita di essere raccontato. 

Tebaldo Lorini tra l'attore Marco Paoli e il pittore Enrico Visani
Tebaldo, si era sul finire degli anni '80, era rimasto incuriosito da un dipinto, che mostrava l'antica e scomparsa Porta a Borgo, o Porta fiorentina, di Vicchio, sulla copertina di un libro di Carlo Sisi dedicato ai Macchiaioli ed edito dalla Cassa di Risparmio di Firenze.

Contattò lo stesso autore del libro, il quale gli permise di rintracciare gli eredi di Stanislao Pointeau: tale Picchi - il cui nonno aveva sposato la sorella di Stanislao - e la consorte. Erano due persone decisamente anziane che, raggiunte al loro indirizzo, non si fidarono e non fecero entrare in casa Tebaldo. Questi, tutt'altro che rassegnato, volle ripresentarsi mostrandogli uno dei suoi libri con la sua fotografia stampata sul risvolto di copertina. L'atteggiamento dei due vecchi virò di 180°! Lo accolsero in casa, ove Tebaldo vide tra l'altro due Manet. Manet aveva soggiornato a Firenze nel 1851, e Picchi nonno lo aveva ospitato di buon grado. E non fu l'unico.
I signori Picchi mostrarono a Tebaldo una raccolta di disegni fatti da un diciottenne Stanislao Pointeau durante un viaggio in Mugello. Tebaldo poté pubblicarla, con in copertina La ferratura del bove, probabilmente dipinto a Vicchio. I disegni presentati lasciavano facilmente intravedere un artista di grande talento e di grande futuro. Purtroppo questo futuro non vide la luce perché nel 1862, durante un soggiorno a Ischia insieme con Raffaello Sernesi, visitò un bordello e contrasse la sifilide. La sifilide non perdona(va). Ed è più che sufficiente per spiegare il suo progressivo abbandono di amici, arte, viaggi.


Nel 1867 si trasferì a Pisa, allora fuori da qualsiasi circuito culturale e comunque nulla di paragonabile a Firenze. Qui continuò l'attività commerciale, ma annullò in breve tutti i contatti con quel mondo artistico vivacissimo che lo aveva visto come uno dei più attivi e prorompenti protagonisti. E uno dei più allegri. Riferisce Adriano Cecioni che, quando rideva a Montelupo, lo sentivano dalla Capraia.
Che Pointeau meriterebbe una riscoperta è facile a dirsi, ma ben difficile da mettersi in pratica. I suoi dipinti si trovano a fatica anche sul web, e coperti da copyright. Nelle aste, comprese quelle dedicate espressamente ai Macchiaioli, se ne trovano poche tracce.


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