domenica 1 aprile 2018

Il Mugnone e un pesce d'aprile di 25 anni fa

L'esondazione del Mugnone avvenuta il 30 ottobre 1992 non raggiunse le dimensioni apocalittiche della famigerata alluvione del 4 novembre 1966, ma fu lo stesso terribilmente devastante. Il suo ricordo oggi può essersi appannato anche se non del tutto spento, ma all'epoca dei fatti che sto per narrare era ancora vivissimo tra i fiorentini - e non solo: Poggio a Caiano fu sommerso -. 

Il 1° aprile 1993 la prima pagina di cronaca di Firenze su La Repubblica riportava in basso un articolo a quattro colonne, non molto appariscente, dal titolo: "Deviare il Mugnone? Secondo i Verdi si può". L'occhiello diceva: "Proposta presentata in Consiglio Comunale", il sottotitolo: "Il progetto prevede di ridare al torrente il suo antico percorso, facendolo sboccare in Arno presso il Ponte Vecchio".

L'articolo aveva un tono abbastanza asettico. Iniziava così: 

"Restituire al Mugnone il suo alveo originale, fare del Mugnone una risorsa e un'attrattiva per la città, e a un tempo poterne controllare e monitorare le acque affinché fenomeni drammatici come lo straripamento del 30 ottobre scorso non si ripetano mai più. Con queste motivazioni il gruppo consiliare dei Verdi a Palazzo Vecchio ha presentato un progetto ambizioso quanto dettagliato, che ha incontrato immediato interesse presso l'intero Consiglio Comunale."

Il relatore Verde [in realtà mai esistito] Ranuccio Ottieri  - continuava l'anonimo articolista - ha illustrato nei dettagli gli interventi da compiere, che quasi mai avrebbero carattere particolarmente distruttivo, implicando l'abbattimento di palazzi solo in un breve tratto, mentre il nuovo percorso del torrente si ricaverebbe nella quasi totalità da una serie di strade, le quali verrebbero trasformate in tutto o in parte in alveo tramite profonde escavazioni.

L'imbocco di Borgo Pinti da Viale Matteotti

Secondo il progetto, il Mugnone, prima di passare sotto al Ponte Rosso [foto d'apertura], verrà deviato e percorrerà una galleria sotterranea creata ad hoc lasciando sulla destra il nuovo parcheggio del Parterre. Proseguirà poi sotto piazza della Libertà fino a sboccare all'inizio di Viale Matteotti. Il torrente scorrerà a cielo aperto sul lato destro del viale (è l'unico tratto in cui andranno abbattuti i palazzi), per svoltare in Borgo Pinti.

Borgo Pinti

Borgo Pinti, a parte i marciapiedi, verrà trasformata totalmente in alveo. Analogo destino, dopo Piazza Salvemini, per le strade successive: Via Palmieri e Via dell'Isola delle Stinche (il cui isolato, nel progetto, verrà circondato dall'acqua e tornerà ad essere una sorta d'isola, come quella antica da cui prende il nome) fino a Via dell'Anguillara. 

Via dell'Isola delle Stinche

A questo punto il Mugnone descriverà una curva a S, prima a destra, poi - scorrendo in Piazza San Firenze - a sinistra, e proseguirà per via dei Leoni e via dei Castellani, gettandosi in Arno all'altezza di Piazza dei Giudici. 

Lo sbocco di Via dell'Anguillara in Piazza S. Firenze
"Il percorso - spiega Ottieri - ci sembra il più aderente possibile al tratto seguito dal Mugnone per secoli fino al Medioevo. Ovviamente era necessario adattarlo alle strade che in seguito sono state realizzate: in questo modo il costo di realizzazione diminuisce drasticamente. Sono previsti attraversamenti all'altezza di Via della Colonna, Via degli Alfani - Via dei Pilastri, Piazza Salvemini, Via Ghibellina. La realizzazione del nostro progetto, da un lato, consentirà di avere un controllo continuativo sullo stato delle acque del torrente; dall'altro porterà a profonde trasformazioni dal punto di vista dell'assetto urbanistico del centro cittadino e soprattutto dal punto di vista del traffico, trasformazioni di cui i fiorentini sentono da anni la necessità e che non è più possibile continuare a procrastinare. Inoltre, è stata formulata l'idea di creare, all'altezza della nuova foce, un porto fluviale non dissimile da quello ivi realizzato in antico dagli Etruschi, e di istituire una busvia acquatica in grado di risalire fino al Ponte alla Badia, fornendo così un collegamento rapido e non inquinante tra le due zone. 

Piazza dei Giudici

Non solo: il lungo tratto del torrente dal Ponte Rosso all'Indiano potrà divenire una vasta area che tornerà a disposizione della cittadinanza, e sul cui recupero e utilizzo stiamo interpellando due urbanisti francesi, i quali, entusiasti del progetto, ci hanno già proposto diverse soluzioni. La più realistica ci sembra al momento quella di una strada di scorrimento veloce su terrapieno nel percorso dal Ponte Rosso fino al Ponte alle Mosse; dal Ponte alle Mosse in poi una serie di villette a schiera intervallate a spazio verde attrezzato e infrastrutture di pubblica utilità."
Il Sindaco Giorgio Morales - proseguiva l'articolo - ha espresso notevole interesse e apprezzamento per la proposta del gruppo Verde, proposta da lui ritenuta del tutto concreta e realizzabile. Gli hanno fatto eco i capigruppo di tutti i Partiti rappresentati in Consiglio, sia di maggioranza sia d'opposizione, i quali si sono dichiarati unanimemente favorevoli ad un'attuazione del progetto in tempi brevi. Il Presidente della Giunta Regionale Vannino Chiti, in una nota, ha dichiarato di associarsi al coro di consensi e di essere pronto a muovere subito i primi passi per concedere le autorizzazioni necessarie. Tutto lascia pensare che in pochi mesi ("entro autunno" ha assicurato il Sindaco) il progetto possa senz'altro partire. 

Il Ponte alle Mosse

L'articolo si concludeva così:

I fiorentini potranno dunque attendere il prossimo autunno sapendo di non dover più osservare preoccupati il livello del Mugnone ogni volta che piove, e considerare il loro torrente non più come un pericolo, bensì come una ricchezza e una risorsa culturale e ambientale importante, da salvaguardare e gestire oculatamente (non dimentichiamo che il Mugnone è corso d'acqua assai ricco di pesci).

In redazione ci fu chi affermò che, più che un pesce d'aprile per i lettori, era uno scherzo per le centraliniste del giornale, le quali vennero ovviamente sommerse di chiamate. Non si seppe con precisione quanti fiorentini ci cascarono, malgrado l'ultima frase. Molti, forse, si limitarono a pensare a uno dei classici progetti destinati a rimanere sulla carta. Altri telefonarono in redazione complimentandosi, ma aggiungendo di aver capito che era un pesce d'aprile non tanto dal progetto quanto dall'idea, ancora più inconcepibile, dell'unanimità di pareri in Consiglio. Lo scherzo finì anche sui telegiornali nazionali, nei fatidici elenchi dei pesci propinati nella giornata.
Un deputato fiorentino dell'opposizione presentò un'interpellanza parlamentare, a causa della quale divenne in seguito per mesi lo zimbello dei colleghi. Fu per questo, si mormorò, che rinunciò a candidarsi di nuovo alle elezioni seguenti.

Se non ricordate nulla di tutto ciò, rassicuratevi. In realtà nel 1993 non ci fu nessun pesce d'aprile sul Mugnone. C'è stato semmai un pesce d'aprile nel 2018, ed è questa storia che mi sono inventato di sana pianta. La ricostruzione dell'antico corso del Mugnone comunque è corretta.












1 commento:

  1. un assessore al Mugnone, per farlo quotidianamente osservare e tenere pulito insieme ai suoi fratelli, sarebbe un bel pesce d'aprile 2018. Nel senso che non si può delegare a nessuno ciò che può devastare la città. A proposito, ci dobbiamo muovere coi secchi, per vuotare dalla melma il Fosso macinante che riappare all'altezza del verde praticello davanti al nuovo teatro dell'opera? Anche quello è fratello del Mugnone e può far molto danno se s'intasa. Per ora il puzzo ammorba chi attraversa la passerella pedonale.

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