giovedì 30 marzo 2017

GABBATO LO SANTO 5: Il bidone di Santa Reparata

In realtà, stavolta gabbato non fu lo santo, o meglio la santa. Gabbati furono li fiorentini, i quali nel 1352 ricevettero un pacco in piena regola, da far invidia ai venditori di finti tablet dietro il parcheggio dell'autogrill. Ma andiamo per ordine.

La figura di Santa Reparata, qui in una scultura di Andrea Pisano custodita nel Museo dell'Opera del Duomo, non è affatto caduta nell'oblio. Ancora oggi gode di una certa popolarità ed è patrona tra l'altro di Nizza e, in Italia, di Atri (Teramo), Casoli (Chieti), Teano (Caserta), e compatrona di Firenze. Ad Atri si festeggia ancora il Trionfo di S. Reparata il sabato e la domenica successivi alla Pasqua. A Terra del Sole (Castrocaro Terme) si svolge ogni anno, la prima domenica di settembre, un Palio dedicato alla santa, tra le due contrade di Borgo Romano e di Borgo Fiorentino.

Come tutti sanno, a Santa Reparata era intitolata  la Cattedrale fiorentina, prima che venisse sostituita da S. Maria del Fiore. Giovanni Villani ne racconta le premesse:

Essendo la nostra provincia di Toscana stata in questa afflizzione, e la città di Firenze per la venuta e assedio de' Gotti in grande tribolazione, sì era in Firenze per vescovo uno santo padre ch'ebbe nome Zenobio. Questi fu cittadino di Firenze, e fue santissimo uomo, e molti miracoli fece Idio per lui, e risuscitò morti, e si crede che per gli suoi meriti la città nostra fosse libera da' Gotti, e dopo la sua vita santa molti miracoli fece. E simile santificò colui santo Crescenzio e santo Eugenio suo diacano e soddiacano, i quali sono soppelliti i loro corpi santi nella chiesa di Santa Reparata, la quale prima fu nomata Santo Salvadore; ma per la vittoria [nel 405] che Onorio imperadore co' Romani e co' Fiorentini ebbono contra Rodagaso re de' Gotti il dì di Santa Reparata , fu a sua reverenza rimosso il nome e la grande chiesa di Santo Salvadore in Santa Reparata, e rifatto Santo Salvadore in vescovado, com'è a ' nostri dì. 

La chiesa risale in effetti probabilmente a quegli anni, ma quella dell'intitolazione è senza dubbio una leggenda. A parte il fatto che la battaglia ebbe luogo il 23 agosto e il giorno di S. Reparata è l'8 ottobre, nel V secolo Santa Reparata di Cesarea in Palestina, Vergine e Martire, era completamente sconosciuta. Non era stata menzionata neanche dal suo concittadino Eusebio di Cesarea, il che ha fatto sostenere a molti che non sia mai esistita.
Antonio Borrelli afferma: "Non si trova traccia del culto di s. Reparata prima della metà del secolo IX quando, nel ‘Martirologio di Beda’, compare per la prima volta il suo nome all’8 ottobre. Questo manoscritto era proveniente dall’abbazia di Lorsch, nella regione di Würzburg (si tratta dell’attuale ‘Palatino Latino 833’ della Biblioteca Vaticana)". La foto sottostante mostra la pagina appartenente al suddetto manoscritto in cui dunque, per la prima volta, leggiamo il nome della nostra Santa (rendiamo grazie al web).


La diffusione del culto di S. Reparata avvenne in seguito, ma rapidamente e un po' in tutta Europa, ma soprattutto nei paesi del Mediterraneo, con ogni probabilità per il tramite del commercio con l'oriente.
Il ‘Martirologio Romano’, nella sua essenzialità, scrive all’8 ottobre “A Cesarea di Palestina, il martirio di S. Reparata vergine e martire; poiché rifiutava di sacrificare agli idoli, sotto l’imperatore Decio [dunque intorno al 250], fu sottoposta a diverse specie di torture e fu infine messa a morte con un colpo di clava. Si vide la sua anima uscire dal corpo e salire al cielo sotto forma di colomba”. Gli agiografi medievali, dotati meno di immaginazione che di gusto dell'orrido, vollero specificare le torture. Secondo i passionali dell'epoca (un esempio è quello riportato da Marténe e Durand nel loro Veterum Scriptorum e Monumentorum del 1729), una orgogliosa e serena Reparata tredicenne fu sottoposta nell'ordine a: colata di piombo fuso; tenaglie arroventate; lancio nella fornace. Tutto inutile, il Signore la proteggeva e lei non fece una piega. Decio intimò il pubblico ludibrio coi capelli rasati. Poiché neanche questo le fece rinnegare il Signore, fu decapitata, dopodiché la sua anima, come abbiamo visto, uscì dalla sua bocca volando via in forma di colomba bianca.
Sul destino della salma della giovane martire, come sulle sue apparizioni, le leggende, tutte sviluppatesi nel Medioevo, sono ancora più numerose e fantasiose. Si parla di trasporti ad opera degli angeli, via terra o via mare. Una barca abbandonata approdò a Nizza, e fu così che la santa, sepolta nella Cattedrale poi a lei intitolata, ne divenne patrona.

La Cattedrale di S. Reparata a Nizza.
Myrabella / Wikimedia Commons
A Buddusò (Sassari) la Santa apparve a un pastorello e gli chiese di costruire ivi una chiesa. Un'altra barca giunse a Scauri (Latina). Dopo una sepoltura in loco si tentò una traslazione in Benevento, ma i buoi che trainavano la salma si fermarono risolutamente a Teano. Qui sorse un monastero - poi soppresso nel XVI secolo -, e qui (sì: anche qui) S. Reparata ebbe sepoltura.

Teano fu la sede del bidone. L'episodio è narrato da Matteo Villani. 
Si era nel 1352. Ambasciatori di Firenze presenziavano all'incoronazione di Re Luigi con la Regina Giovanna. Colsero l'occasione per chiedere una reliquia della salma di S. Reparata, anche essendo Teano sotto il Conte Francesco di Monte Scheggioso, figlio del Conte Novello grande amico di Firenze. L'abbadessa di Teano acconsentì a donare un braccio della santa, però chiese alcuni giorni di tempo in modo da evitare troppa pubblicità all'evento, che sarebbe certamente dispiaciuto ai fedeli. Infine il braccio fu consegnato e portato a Firenze, dove fu ricevuto dal Vescovo con una processione solenne, alla quale intervennero "tutti i prelati, chierici e religiosi della città di Firenze con grandissimo popolo d'uomini e di femmine, con molti torchi accesi comandati per l'arti e forniti per lo Comune". Era il 22 giugno 1352. Da allora fu un continuo flusso di fedeli accorsi da ogni dove a venerare la reliquia.
Nell'ottobre del 1356 qualcuno ebbe la malaugurata idea di trasferire il preziosissimo e venerato braccio in un reliquiario più pregiato e degno. Lo si estrasse così dal reliquiario originale e venne a galla la fregatura - e la spiegazione dei giorni d'attesa chiesti dalla scaltra badessa - comminata ai fiorentini. Il sedicente braccio di S. Reparata era di legno, con un rivestimento di gesso.






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