Uscendo da Borgo S. Lorenzo (FI) e imboccando la strada per gli Appennini, la Faentina per intenderci, si superano Panicaglia e Ronta. Dopo Ronta, si passa davanti al Santuario di Madonna dei Tre Fiumi. Da qui, sempre più erta e tortuosa, la strada prosegue fino a Razzuolo. Quando era poco più che una mulattiera, quest'ultimo tratto aveva anche il suggestivo nome di Strada delle Stelle.
Le stelle in questione erano i monaci che abitavano nella Badia di Razzuolo. Fondata da San Giovanni Gualberto nel 1035, ebbe un periodo di assoluto splendore grazie all'operato dei monaci che vi dimorarono e fecero sentire la loro influenza religiosa e culturale sull'intera zona. Nel 1356 divenne possesso del Comune di Firenze, e nel 1566 fu restituita alla Congregazione vallombrosana. Fu soppressa nel 1784, e la chiesa ridotta a semplice oratorio.
La vecchia strada entrava direttamente nel piazzale della badia. Con gli interventi del Granduca nel secolo scorso, la Strada delle Stelle subì parecchie deviazioni, per realizzare una delle quali furono sacrificate l'abside e il transetto, e per la Badia di Razzuolo fu una specie di colpo di grazia. Il colpo di grazia vero e proprio lo fornì cortesemente la Seconda Guerra Mondiale.
"I tedeschi" mi raccontò Maurizio Pieri, che con Don Romano Piattoli, parroco di S. Stefano a Grezzano, cura la manutenzione della Badia, "avevano sfruttato la grande casa accanto alla chiesa come deposito per le munizioni. Al giungere degli Alleati, non avendo il tempo per portarle via, fecero esplodere tutto danneggiando anche la badia. I lavori di ristrutturazione realizzati negli anni '50 sono stati tuttavia piuttosto maldestri.".
Oltre 30 anni fa Maurizio e Don Romano iniziarono a scoprire le mura originali, in precedenza intonacate. La ricerca delle fondamenta non ebbe esito e, purtroppo, neanche quella della cripta. Spiega Maurizio: "Via via che San Giovanni Gualberto fondava monasteri, vi poneva a capo i frati che meglio conosceva: qui mise Teuzzone, che in seguito sarebbe stato beatificato al pari di altri. Nel '600 i monaci vallombrosani fecero una ricognizione delle tombe dei monaci divenuti beati. Su otto 'stelle' furono ritrovate le ossa di sette, le quali ora riposano a Vallombrosa. Solo le reliquie del Beato Teuzzone non furono mai rintracciate. La logica suggerisce - ma non si potrà mai sapere con certezza - che fosse stato sepolto nella cripta.".
Il loro lavoro, tuttavia, ha permesso di riportare alla luce una discreta quota parte della struttura più antica o almeno delle sue vestigia (uno dei transetti, la sacrestia).
I rimaneggiamenti della Badia, del resto, sono stati nel corso del tempo numerosi, a partire dalla inversione dell'orientamento: si vede, sull'odierna abside, l'impronta dell'antica porta.
Cosa resta dell'antico Monastero è difficile dire. Senz'altro la pianta e le mura. Il pavimento però è stato rialzato, la chiesa innalzata e il tetto rifatto più volte. L'interno della chiesa, scarno, pulito e ben illuminato, ritrasmette, con le sue pareti in pietra serena, un fascino sobrio e arcaico.
La vecchia strada entrava direttamente nel piazzale della badia. Con gli interventi del Granduca nel secolo scorso, la Strada delle Stelle subì parecchie deviazioni, per realizzare una delle quali furono sacrificate l'abside e il transetto, e per la Badia di Razzuolo fu una specie di colpo di grazia. Il colpo di grazia vero e proprio lo fornì cortesemente la Seconda Guerra Mondiale.
"I tedeschi" mi raccontò Maurizio Pieri, che con Don Romano Piattoli, parroco di S. Stefano a Grezzano, cura la manutenzione della Badia, "avevano sfruttato la grande casa accanto alla chiesa come deposito per le munizioni. Al giungere degli Alleati, non avendo il tempo per portarle via, fecero esplodere tutto danneggiando anche la badia. I lavori di ristrutturazione realizzati negli anni '50 sono stati tuttavia piuttosto maldestri.".
Oltre 30 anni fa Maurizio e Don Romano iniziarono a scoprire le mura originali, in precedenza intonacate. La ricerca delle fondamenta non ebbe esito e, purtroppo, neanche quella della cripta. Spiega Maurizio: "Via via che San Giovanni Gualberto fondava monasteri, vi poneva a capo i frati che meglio conosceva: qui mise Teuzzone, che in seguito sarebbe stato beatificato al pari di altri. Nel '600 i monaci vallombrosani fecero una ricognizione delle tombe dei monaci divenuti beati. Su otto 'stelle' furono ritrovate le ossa di sette, le quali ora riposano a Vallombrosa. Solo le reliquie del Beato Teuzzone non furono mai rintracciate. La logica suggerisce - ma non si potrà mai sapere con certezza - che fosse stato sepolto nella cripta.".
Il loro lavoro, tuttavia, ha permesso di riportare alla luce una discreta quota parte della struttura più antica o almeno delle sue vestigia (uno dei transetti, la sacrestia).
I rimaneggiamenti della Badia, del resto, sono stati nel corso del tempo numerosi, a partire dalla inversione dell'orientamento: si vede, sull'odierna abside, l'impronta dell'antica porta.
Cosa resta dell'antico Monastero è difficile dire. Senz'altro la pianta e le mura. Il pavimento però è stato rialzato, la chiesa innalzata e il tetto rifatto più volte. L'interno della chiesa, scarno, pulito e ben illuminato, ritrasmette, con le sue pareti in pietra serena, un fascino sobrio e arcaico.
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