giovedì 17 novembre 2016

Ritratto di Diana

Scattai questa foto a una felice Diana Polo, con gli amici e colleghi Mauro Baroncini ed Enrico Pazzagli, alla Casa di Giotto a Vespignano (Vicchio). Era il 14 agosto scorso, quando si aprì una sua personale dal titolo Dal bianco al nero per infiniti grigi. Questa esposizione costituiva il primo premio del 1° Concorso d’Arte tenutosi nel novembre 2015, e organizzato dall’Associazione Giotto e l'Angelico. E il primo premio se l'era aggiudicato lei. Ma di personali a Vespignano Diana ne aveva già tenute altre due, una nel maggio 2010 e un'altra nell'aprile 2014. Se ho contato bene, le mostre cui ha partecipato a partire dal 1971, da sola o collettive, sono sessantuno. 
Diana c'è. Da tempo. Da quando pur restando, come avrebbe detto Nanni Loy, sarda a ogni richiamo, è approdata in Toscana. Era il 1970. E della Toscana ha saputo trarre le premesse e le coordinate per il suo percorso artistico. Artistico nel senso più totale. Citiamo Bernhard Berenson


Il significato dei nomi veneziani s'esaurisce nel significato degli artisti come pittori. Non così i fiorentini. Quando si dimentichi che furon pittori, essi rimangono grandi scultori; e dimenticando che furon scultori, rimangono architetti, poeti ed insino uomini di scienza. Non lasciarono forma intentata; e di nessuna avrebbero potuto dire: 'Questa esprimerà pienamente quello che intendo'. 

Diana, frequentando fra l'altro la Scuola di arti grafiche Il Bisonte, corsi di modellato del Liceo artistico e di acquerello presso la Scuola Martenot, deve aver assorbito questo concettoe lo ha per certi versi portato alle estreme conseguenze. Di lei non puoi dire esattamente che è una pittrice, né che è una scultrice, né che è una grafica. Non è nemmeno tutte e tre le cose insieme! Vogliamo allora azzardare che è una donna del Rinascimento, seppure trovatasi ad agire nel XXI secolo? Scrive Diana sulla home page del suo sito: "I miei occhi e la mia mente sono sempre rivolti verso il mondo esterno, pronti a coglierne qualsiasi sfumatura. L’essere umano è un insieme di pulsioni che io cerco di afferrare, per poterle imprimere istintivamente nei miei disegni. In questo modo ho tutto il tempo di decidere in seguito, come sviluppare quel disegno senza perderne l’essenza. La matita è stata per me e lo è tuttora, una compagna di vita e i colori sono la mia musica."
Ma per me si sottovaluta. La matita non è certo il suo unico mezzo espressivo, anche se magari il più importante. Guardate le due opere presenti in San Lorenzo a Firenze per l'esposizione Artigianato è arte, che rimase aperta fino allo scorso 27 novembre. S'intitolano Fasce e Nascita di un angelo. Tecniche (complesse) del tutto differenti, uno stile. E inconfondibile.


 
Del bellissimo bassorilievo, la parte delle mani ingrandita è stata esposta il 18 e 19 novembre nella Sala d'Arme di Palazzo Vecchio, in occasione della Biennale del Premio di tutte le Arti 2016, organizzata dalla Fondazione Elisabetta e Mariachiara Casini on-lus.

Diana ha ottenuto il premio per la scultura in terracotta, ed è stata presente con altre due opere:  Paternità e Libera, quest'ultimo forse il suo lavoro più noto. La donna dalla testa piumata fu presentata anche alla grande collettiva Artisti dal Mondo a Firenze, organizzata in occasione dell'Expo 2015, e aveva ottenuto consensi unanimi.



2 commenti:

  1. Ho l'onore di conoscere Diana e la sua arte ed oltre ad essere una donna sensibile è un'Arista straordinaria, dalla sensibilità unica della percezione dell'animo umano.

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