venerdì 9 giugno 2017

I mugellani di Bruno


"Scritti sul Mugello", edizioni Il Filo, è una raccolta di saggi del mio amico Bruno Becchi, scritti tra il 1997 e il 2016. In questi giorni la sta promuovendo attivamente.
Prima di andare avanti, cassiamo subito via dalla parola saggi tutto ciò che possa essere in odore di noia, di accademia, di elitario. Questi saggi sono leggibili da chiunque. Il primo capitolo, sul Risorgimento in Mugello, è un prodigio di sintesi, chiarezza e precisione. La comunicatività è sempre stata d'altronde una delle armi di Bruno: "Non ho mai dimenticato gli insegnamenti di Giorgio Spini, il quale mi diceva, fra l'altro, che se scrivi in modo confuso vuol dire che hai idee confuse." Come riportato nella quarta di copertina, e per tacere della sua attività di insegnante, Bruno è "studioso dell'età contemporanea che, nel corso della sua attività, si è occupato di storiografia ed ha fatto ricerche e pubblicazioni sulla storia del socialismo e del Partito d'azione, sulla classe dirigente italiana dal fascismo ai nostri giorni, su Don Lorenzo Milani e la scuola di Barbiana." Aggiungiamo che vive a Vicchio con la moglie Cristina e due figli. I suoi libri sono numerosi. Ricordo, tra i più recenti, Lassù a Barbiana ieri e oggi. Studi, intevrenti, testimonianze su don Lorenzo Milani (Polistampa 2004), e Figure del socialismo Italiano (Pagnini 2010), che ebbi l'onore di presentare a Vicchio. In preparazione, un testo più ponderoso dal titolo Studi sull'Ottocento e il Novecento. Storie di libri, fatti, idee, persone e personaggi.

"Più che sul Mugello", mi spiega Bruno, "Scritti sul Mugello è un libro sui mugellani. In un Mugello non chiuso in se stesso, ma che è al contrario una sorta di centro di irradiazione a 360°" Ugualmente a 360° sono gli argomenti trattati. "Non c'è un vero filo conduttore, è un libro che non va necessariamente letto da capo a fondo, ogni brano fa storia a sé."
In effetti colpisce, nel leggere il sommario, l'eterogeneità di argomenti. Si parla, abbiamo visto, di Risorgimento. Poi di antichi riti contadini. Di artisti. Di insegnanti. Si parla, certo, soprattutto di libri. Libri altrettanto eterogenei. Lo spazio dedicato alle Novelle scritte a mano (Pagnini 2004) di Donella Lasciarfari Gori è pari o maggiore rispetto a quello dedicato a Il valore degli altri. Saggio sulle relazioni umane come risultato dell'operare mentale (Odradek 2015) di Stefano Piovanelli. Attenzione: Stefano, non Silvano, come lì per lì mi era parso. Non si tratta del Cardinale ex Arcivescovo fiorentino. Il mio lapsus è forse spiegabile, oltre che con la somiglianza grafica dei nomi, col fatto che poco più avanti due articoli sono dedicati al ricordo di don Angelo Vallesi, col quale il laico Bruno afferma di essere un debitore quasi da bancarotta.

Ma esiste un denominatore comune tra i capitoli di questo libro? Sì, esiste: ed è l'attenzione rivolta da Bruno a tutti gli argomenti che affronta, la pari dignità che ad essi riconosce: a riti contadini antichissimi nei quali gli stessi contadini non credevano, così come a una figura d'artista come il pittore Carlo Galleni che incontrò Luzi, Montale, Pratolini; a libri che rievocano episodi locali della Seconda Guerra mondiale; a insegnanti come i già citati Donella Lascialfari Gori e don Vallesi professore di religione di Bruno, o Cesare Pozzesi. Tutto, ci dice Bruno con Scritti sul Mugello, merita l'analisi, l'attenzione di noi tutti, nulla è secondario, nulla si può né si deve trascurare. Conclude il libro un sentitissimo e toccante episodio autobiografico, che prende le mosse dalla prematura morte della mamma di un'alunna di Bruno.

Mi viene in mente una frase di François Truffaut relativa al mestiere di regista: "Il film che abbiamo girato con maggior disinvoltura farà forse il giro del mondo". La mia sensazione è che Scritti sul Mugello sia il libro realizzato da Bruno con maggior disinvoltura. Facesse davvero il giro del mondo, e glielo auguro di cuore, porterebbe una immagine bella quanto reale della regione nella quale Bruno è nato. Buona lettura a tutti.







1 commento:

  1. Non conoscevo la frase di Truffaut, che trovo bellissima! Davvero una bella intervista!

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