domenica 4 giugno 2017

La Rocca di San Bavello


San Bavello si trova tra San Godenzo e Dicomano. Una stradina secondaria in salita si biforca per condurre da una parte alla Pieve di San Babila, dall'altra alla Rocca. La Rocca di San Bavello, di cui sono ancora visibili pochi resti sotto l'aspetto di cumuli di pietre, fu distrutta dai Fiorentini nel 1341. 


Giovanni Villani narrò l'aneddoto relativo all'episodio storico nelle sue Croniche (libro XII, capitolo CXXV), memorabile al punto che nessuno storico sfuggì in seguito alla tentazione di riferirlo. Eccolo: 

Nell'anno di Cristo MCCCXLI, a dì XV d'aprile, i Fiorentini avendo fatto porre oste al castello di San Bavello di Guido Alberti di conti Guidi, infino che fu condannato cogli altri conti, come dicemmo poco adietro, per cominciare l'esecuzioni delle loro condannagioni, essendo molto stretto, e non attendea soccorso, s'arrendé al Comune di Firenze salve le persone. Il quale feciono tutto diroccare per ricordo e vendetta contro al detto Guido: che più tempo dinanzi avendo il Comune di Firenze per sua lettera richiesto e citato il detto Guido  per alcuna cagione, per dispetto del nostro Comune nel detto San Bavello dinanzi a più suoi fedeli al messo del Comune fece mangiare la detta lettera con tutto il suggello, e poi accomiatandolo villanamente, dicendo per dispetto del Comune, se più vi tornasse, o egli o altri, gli farebbe impiccare per la gola; onde sentendosi in Firenze, grande sdegno ne venne quasi a tutti i cittadini".

A spedire le sue truppe ad assediare il forte, sull'onda di tale sdegno, fu il Gonfaloniere Porcello da Diacceto. Sì: si chiamava così. "Il superbo conte riparò svergognato a Modigliana e San Bavello fu diroccato e distrutto" conferma Lino Chini, "e tutto il piviere con i popoli di S. Maria a Ficciana e di S. Niccolò a Casale vennero in potere della Repubblica [fiorentina]".

Alla Rocca si giunge per una strada erta e sterrata, ma pulita e agevole. Sul poggio, un alto spuntone di roccia da cui si domina l'intera vallata (foto d'apertura). Poi, i cumuli di pietre, ultimo vestigio dell'antico castello, e uno stretto pertugio tra due lastre di roccia, dalla funzione incerta.


Da un'altra parte, una specie di buca accuratamente ingabbiata. E soprattutto la cappella dedicata a Santa Lucia, in pietra, scarna e austera. Fu riedificata, non distante dalla preesistente e distrutta Chiesa di Santa Lucia, dalla famiglia Del Campana di San Godenzo, nel 1744, come riportato dalla lapide sotto l'altare. Come riportato invece dalla lapide sulla porta, è stata restaurata grazie alla famiglia Saccenti nel 1999.

Il signor Romano Saccenti l'aveva 'presa in consegna' nel 1987. Si adoperò con passione, grazie all'ausilio di tecnici specializzati, perché l'oratorio tornasse il più possibile com'era. Rifece la strada, per poter portare su il materiale e collaborò con le Belle Arti di Firenze perché fosse realizzato un grande dipinto di S. Lucia, in sostituzione di un altro che era stato rubato. Lo fecero alcuni studenti senza compenso, se non quello di una grande festa popolare. Per molti anni questa festa si è ripetuta con la partecipazione entusiastica di tutto il paese.

La 'buca' sul poggio di cui si è detto, secondo una leggenda, sarebbe l'imbocco di una sorta di galleria segreta realizzata quando la Rocca era in piedi, per garantire la fuga agli assediati. I precedenti proprietari del terreno l'avevano fatta ostruire perché non costituisse un pericolo per la gente, bambini soprattutto. Romano sperava di riuscire a scavare questa buca per vedere dove porta, e verificare se davvero si tratta solo di una leggenda. Quattro anni fa purtroppo ci ha lasciati, senza poter portare a termine il suo proposito.

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