"Si rende conto, signorina?" ho detto alla hostess. "In questo preciso istante, al Louvre, a decine stanno sgomitando, soffocando, scazzottandosi, per rimanere un istante davanti alla Gioconda. E io e lei siamo qui da soli a goderci Monna Lisa!"
Mi trovo a Palazzo Bastogi, in via Cavour 18 a Firenze. Sono entrato di mattina all'apertura, e ancora non ci sono molti visitatori. La mostra La giovane Monna Lisa è stata inaugurata l'8 giugno 2019, con una cerimonia di gala cui sono intervenute pure le principesse Natalia e Irina Strozzi Guicciardini, discendenti di Lisa Gherardini del Giocondo. "Una ci assomiglia davvero a Lisa", mi dice la hostess. La Regione, con la collaborazione della Mona Lisa Foundation, ha organizzato una mostra splendida, incentrata su un solo dipinto. Ma questo dipinto è quel Isleworth Mona Lisa o Earlier Mona Lisa che la Fondazione stessa ha fatto sottoporre ad analisi storiche artistiche stilistiche scientifiche fisiche ottiche (ecc. ecc.) rigorosissime, prima di poter proclamare con ragionevole margine di certezza che questa bella giovane donna è stata dipinta davvero da Leonardo da Vinci. Qualcuno sostiene che è ancora più bella della Gioconda del Louvre. Io, per esempio.
Una delle numerose attestazioni |
Gli organizzatori hanno preparato uno straordinario percorso multimediale - ce n'è anche uno per i bambini e uno per i non vedenti -, lungo il quale il visitatore può leggere una serie di poster. Oppure può seguire i poster stessi col supporto di un tablet con cuffia che gli viene consegnato all'ingresso. Suggerisco caldamente la seconda soluzione. Apprenderà in questo modo tutti gli elementi relativi alla Giovane Monna Lisa: storici, artistici, scientifici. E avrà modo di ammirare anche alcuni testi antichi. In particolare, ciò che mi ha lasciato senza fiato, quell'incunabolo - e mi è parso l'originale - delle Epistulae ad familiares di Cicerone, 1477, aperto sulla pagina con una nota a margine scritta a penna da Agostino Vespucci, scrivano di Machiavelli. Nel testo Cicerone parla di Apelle, che dipinse mirabilmente il volto e la parte superiore del petto di Venere lasciando incompiuto il resto. E Vespucci, che conosceva bene Leonardo, annotò:
"Apelle pictor. Ita Leonardus uincius facit in omnibus suis picturis, ut enim Caput lise del giocondo et anne matris uirginis. videbimus quid faciet de aula magni consilii, de qua re convenit iam cum vexillofero." 1503 8bris.
Ovvero: "Il pittore Apelle. In questo modo Leonardo da Vinci fa in tutti i suoi dipinti, ad esempio la testa di Lisa del Giocondo e di Anna, la madre della Vergine. Vedremo cosa farà per quanto riguarda la sala del Gran Consiglio di cui ha appena concordato con il gonfaloniere." Ottobre 1503.
Si tratta dell'unico documento dell'epoca in cui si dà
testimonianza che Leonardo aveva iniziato a dipingere il ritratto di
Lisa del Giocondo. Fu scoperto nella biblioteca di Heidelberg solo nel
2005!, quando gli storici, Carlo Pedretti in testa, avevano iniziato da tempo a
dubitare dell'esistenza di un ritratto la cui celebre descrizione del
Vasari fa acqua da tutte le parti. E del quale fino ad allora non si era riusciti a trovare tracce
documentali, ricevute d'acquisto, inventari, memorie, nulla.
Lungo il percorso è spiegato diffusamente perché il ritratto di cui parla Vespucci non può essere quello del Louvre, realizzato con una tecnica di velatura che Leonardo usò solo a partire dal 1508 (non è l'unico motivo). E viene narrata la storia del dipinto qui esposto. Una storia che si può definire quanto meno avventurosa. Una storia che però non inizia prima del 1778 circa. Fu allora che James Thomas Benedictus Marwood, nobiluomo inglese, durante il Grand Tour, acquistò il dipinto in Italia. In Italia dove? Ah, saperlo! Lo portò nella sua villa del Somerset. Qui fu scoperto nel 1913 da Hugh Blaker, curatore di un museo inglese e profondo conoscitore di Leonardo. Il seguito è raccontato da Joel Feldman, direttore della Mona Lisa Foundation, in un'intervista alla testata on line www.lindro.it:
Lungo il percorso è spiegato diffusamente perché il ritratto di cui parla Vespucci non può essere quello del Louvre, realizzato con una tecnica di velatura che Leonardo usò solo a partire dal 1508 (non è l'unico motivo). E viene narrata la storia del dipinto qui esposto. Una storia che si può definire quanto meno avventurosa. Una storia che però non inizia prima del 1778 circa. Fu allora che James Thomas Benedictus Marwood, nobiluomo inglese, durante il Grand Tour, acquistò il dipinto in Italia. In Italia dove? Ah, saperlo! Lo portò nella sua villa del Somerset. Qui fu scoperto nel 1913 da Hugh Blaker, curatore di un museo inglese e profondo conoscitore di Leonardo. Il seguito è raccontato da Joel Feldman, direttore della Mona Lisa Foundation, in un'intervista alla testata on line www.lindro.it:
"...saputa dell’esistenza di questa giovane Monna Lisa, a Somerset, presso una nobile famiglia inglese, [Blaker] ottenne il dipinto e lo portò a Isleworth sul Tamigi, nel suo studio a Londra ovest. Da allora divenne noto come la Isleworth Mona Lisa. Con lo scoppio della guerra, per salvarlo, lo inviò in America al direttore del Museum of Fine Arts di Boston. Finita la guerra ritornò in Europa e Blaker lo sottopose al giudizio di molti esperti italiani, che lo accolsero come una straordinaria Monna Lisa 'più bella di quella di Parigi’. E nel 1926, l’esperto d’arte inglese John Eyre scrisse un libro “The two Mona Lisas’, sostenendo che ‘il capolavoro di Isleworth un giorno sarà riconosciuto come il quadro commissionato da Del Giocondo, di questo non ho alcun dubbio’. Da allora il dipinto scomparve, passò di mano e finì nel caveau di una Banca Svizzera. Da cui è uscito dopo 40 anni. Per iniziare un cammino che lo porterà a Pechino, in Svizzera, in Inghilterra, America, Russia…”
Sempre lungo il percorso sono esposte le evidenze scientifiche, artistiche, storiche, le attestazioni di autenticità da parte di autorità in vari settori, e anche le confutazioni sulla paternità del dipinto. Solo al termine ci si trova nel grande salone a tu per tu con l'opera. E si rimane abbacinati.
Si rimane abbacinati, ma alla domanda decisiva: è davvero opera di Leonardo?, non si può rispondere in modo definitivo. La certezza assoluta non c’è. Le fonti originali, come del resto quelle riguardanti il dipinto del Louvre, sono dannatamente scarse e contraddittorie. D'accordo. Tuttavia, dalle tante accuratissime ricerche compiute - e comparse su riviste peer reviewed - non è mai emerso un solo elemento che possa smentire l’attribuzione a Leonardo. L'esempio più banale: bastava rintracciare un pigmento non in uso all'inizio del '500. No. Datazione, tecnica, stile, mezzi, sono risultati del tutto compatibili con l’ipotesi di base: che Leonardo abbia realizzato l’opera intorno al 1503.
Si tratta davvero di Lisa del Giocondo? Dell'opera di cui parlava non tanto il Vasari quanto Agostino Vespucci? Anche questo non può essere dato per certo, ma gli storici lo considerano molto probabile. Ecco perché si è parlato di ritorno a casa di Monna Lisa, che nacque nel 1479 in via Maggio in quello che oggi chiamato Palazzo Michelozzi.
Anche Carlo Pedretti, massima autorità mondiale su Leonardo purtroppo mancato all’inizio del 2018, pur senza esprimere certezze assolute, si pronunciò comunque a favore della autenticità del dipinto. Dello stesso parere è oggi Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale Leonardo Da Vinci. Come ogni serio ricercatore, anch'egli conclude che l’ipotesi è concreta e affascinante, e richiede quindi ulteriori studi. Dopo il tour di cui ha parlato Feldman, la Earlier Mona Lisa tornerà in Svizzera. Qui riprenderanno gli studi. Studi che, si spera, chiariranno anche i rapporti con la più celebre Monna Lisa esposta al Louvre.
Anche Carlo Pedretti, massima autorità mondiale su Leonardo purtroppo mancato all’inizio del 2018, pur senza esprimere certezze assolute, si pronunciò comunque a favore della autenticità del dipinto. Dello stesso parere è oggi Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale Leonardo Da Vinci. Come ogni serio ricercatore, anch'egli conclude che l’ipotesi è concreta e affascinante, e richiede quindi ulteriori studi. Dopo il tour di cui ha parlato Feldman, la Earlier Mona Lisa tornerà in Svizzera. Qui riprenderanno gli studi. Studi che, si spera, chiariranno anche i rapporti con la più celebre Monna Lisa esposta al Louvre.
Onore al merito della Mona Lisa Foundation, che nacque nel 2008 dopo la morte dell'ultima proprietaria dell'opera, con il preciso intento di condurre tutte le ricerche necessarie per determinare se la Earlier Mona Lisa fosse dipinta da Leonardo, come si legge sul suo stesso sito. In questo modo ha tenuto l'opera alla larga da prevedibili tentativi di speculazioni da parte di gallerie e case d'asta.
Onore al merito della Regione Toscana, che ha permesso ai fiorentini - e non solo - di ammirare il dipinto per primi in Europa. La mostra rimane aperta fino al 30 luglio, con orario dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 17.30; giovedì fino alle 19.30. L'ingresso è gratuito (!). Andateci. Non ve ne pentirete. Basta avere un po' di buon senso per comprendere che si tratta di una occasione unica quanto un'eclissi totale di sole.
Infine, una nota personale. In aprile 2019 ho tenuto presso la Biblioteca Buonarroti di Novoli un incontro divulgativo sul dipinto più famoso del mondo (bella frase, mai venuta prima in mente a nessuno) e sui tanti misteri che nasconde. Lo avevo intitolato Le Gioconde di Leonardo. Il plurale era proprio riferito alla Earlier Mona Lisa. La visita alla mostra mi ha tra l'altro confortato: nulla di cui ho detto è risultato errato o anche solo superato. Ho poi trovato ulteirori spunti per il nuovo incontro che terrò a Borgo S. Lorenzo nell'ambito di Fabrica 32, e il cui titolo sarà stavolta La Gioconda non esiste! L'appuntamento è per sabato 6 luglio 2019 alle 17.15 a Borgo S. Lorenzo nella chiesa di S. Omobono, di fronte la Pieve.
Infine, una nota personale. In aprile 2019 ho tenuto presso la Biblioteca Buonarroti di Novoli un incontro divulgativo sul dipinto più famoso del mondo (bella frase, mai venuta prima in mente a nessuno) e sui tanti misteri che nasconde. Lo avevo intitolato Le Gioconde di Leonardo. Il plurale era proprio riferito alla Earlier Mona Lisa. La visita alla mostra mi ha tra l'altro confortato: nulla di cui ho detto è risultato errato o anche solo superato. Ho poi trovato ulteirori spunti per il nuovo incontro che terrò a Borgo S. Lorenzo nell'ambito di Fabrica 32, e il cui titolo sarà stavolta La Gioconda non esiste! L'appuntamento è per sabato 6 luglio 2019 alle 17.15 a Borgo S. Lorenzo nella chiesa di S. Omobono, di fronte la Pieve.