mercoledì 19 luglio 2017

Vieri Chini e la vitalità del Liberty


Il mio amico Vieri Chini, direttore artistico e deus ex machina del Teatro Idea, è figlio di Augusto Chini e nipote di Chino Chini, che a sua volta era cugino di Galileo Chini. Può ben permettersi di accogliermi nel Villino Chini di Borgo S. Lorenzo (FI), vero tempio e tappa fondamentale di qualunque itinerario liberty mugellano.
Nelle sale del Villino sono di recente tornate al loro posto parecchie opere, dipinti e ceramiche, di Galileo, dopo essere state ammirate in alcune mostre il cui successo di pubblico è stato di dimensioni quasi inaspettate.

Una delle innumerevoli ceramiche
 di Galileo Chini (Museo Chini,
 Borgo S. Lorenzo)
Nel 2016, al Palazzo Reale di Milano e poi al Palazzo Ducale di Genova, opere di Chini hanno contribuito alla grande esposizione dedicata al ceco Alfons Mucha (1860-1939), noto soprattutto come autore di manifesti ma, come tutti gli esponenti dell'Art Nouveau, artista a 360°. "Mantenendo come perno centrale la figura di Mucha", si legge nel blog dedicato alla mostra, "le opere dell’artista sono affiancate in mostra da una serie di ceramiche, mobili, ferri battuti, vetri, sculture e disegni di artisti e manifatture europei affini a quella medesima sensibilità"
La mostra di Reggio Emilia: 'Liberty in Italia - Artisti alla ricerca del moderno', allestita a Palazzo Magnani e aperta dal 5 novembre 2016 fino al 14 febbraio 2017, è stata poi prorogata fino al 2 aprile data l'affluenza.
"Ancora più importante per me" dice Vieri "la mostra 'Magiche atmosfere déco' a Castrocaro, nel Salone delle Feste delle Terme, che fu progettato da Tito Chini con interventi di mio padre Augusto."
Dall'11 febbraio al 18 giugno il Museo di S. Domenico a Forlì ha ospitato la mostra 'Art déco - gli anni ruggenti in Italia'. Oltre 350 opere! Merita riportare un intero passo della relativa presentazione, che ci permette di comprendere una volta di più in quale autentico macrocosmo artistico e culturale si inserisce la figura di Galileo Chini:

Obiettivo dell’esposizione è mostrare al pubblico il livello qualitativo, l'originalità e l'importanza che le arti decorative moderne hanno avuto nella cultura artistica italiana connotando profondamente i caratteri del Déco anche in relazione alle arti figurative: la pittura e la scultura. Sono qui essenziali i racconti delle opere di Galileo Chini, pittore e ceramista, affiancato da grandi maestri, come Vittorio Zecchin e Guido Andlovitz, che guardarono a Klimt e alla Secessione viennese; dei maestri faentini Domenico Rambelli, Francesco Nonni e Pietro Melandri; le invenzioni del secondo futurismo di Fortunato Depero; i dipinti, tra gli altri, di Felice Casorati, Alberto Martini, Cagnaccio di San Pietro, Amedeo Bocchi, Luigi Bonazza, Anselmo Bucci, Giannino Marchig, Ubaldo Oppi, il tutto accompagnato dalla straordinaria produzione della Richard-Ginori ideata dall'architetto Gio Ponti e da emblematici esempi francesi, austriaci e tedeschi fino ad arrivare al passaggio di testimone, agli esordi degli anni Trenta, agli Stati Uniti e al Déco americano.

La primavera che perennemente si rinnova, opera klimtiana 
di Galileo Chini (1914)

 "A Forlì ci sono stato più di una volta. Di sabato c'era veramente la coda fuori dell'ingresso. Ma, e questo mi ha sorpreso, ho trovato anche di martedì un grande affollamento. C'erano diverse scolaresche, e dalle elementari alle superiori, non solo queste ultime come ci si potrebbe aspettare. E tutti attenti e interessati, grazie ai percorsi dedicati. Forlì ha coinvolto anche il Museo delle ceramiche di Faenza che, fino al 1° ottobre, ospita 'Ceramica Déco. Il gusto di un'epoca', dedicato ad artisti prevalentemente faentini. Ma c'è anche Galileo. A Forlì hanno molti fondi. Hanno capito che, investendo 1, ritorna almeno 3."

"Devono aver appreso" continua Vieri "la lezione di Mitchell Wolfson Jr (1939), che iniziò a raccogliere opere e manufatti del periodo Art Déco, pagandoli un boccon di pane quando questo periodo artistico era stato più o meno inghiottito dall'oblio. Nel 1986 Wolfson fondò a Miami, sua città natale, la Wolfsonian Foundation e pubblicò il giornale  The Journal of Decorative and Propaganda Art. Fece fortuna. Nel 1997 donò la collezione - circa 80.000 pezzi - alla Florida International University. Oggi la fondazione ha una succursale italiana a Genova Nervi. Sia a Nervi che a Miami ci sono una quantità di pezzi di Galileo Chini."

Il Wolfsonian Museum a Miami Beach, Florida, U.S.A. © Acroterion

In questo momento, dice Vieri, c'è un attimo di calma. "Ho saputo che un paravento di Galileo esposto a Forlì sarà spostato a Salsomaggiore, alle Terme Berzieri." Le Terme Berzieri furono progettate da Ugo Giusti, architetto di fiducia nonché grande amico di Galileo, e decorate da quest'ultimo. Per creare i manufatti si dovettero ampliare le Fornaci di Borgo San Lorenzo. E a proposito: "Sembra che a Faenza ci sia l'intenzione di allestire una mostra sui prodotti delle Fornaci..."


Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono liberi a tutti & benvenuti, Sono apprezzate precisazioni, segnalazioni di refusi, integrazioni. Ma sempre - e purtroppo non si può più dare per scontato - all'insegna della buona educazione.