Conobbi Nano quando, il 21 giugno 2014, presso la Casa di Giotto a Vespignano gli fu consegnato il Premio Giotto e l'Angelico e venne inaugurata una sua mostra (ad essa sono relative le foto). Fu uno degli incontri più belli della mia vita, e non è retorica (che Nano detesta). Sull'evento scrissi per Il Galletto un articolo che uscì sul numero del 28 giugno e che ripropongo integralmente. Anche se vi sono molti riferimenti specifici alla giornata, il ritratto che cercai di realizzare del più grande autore di cartelloni di film hollywoodiani penso possa essere ancora valido.
TUTTI STRETTI INTORNO AL GRANDE 'NANO'
“Anno scorso ho avuto una grande festa in Palazzo
Vecchio per i miei novant’anni, ma qui, ecco, direi che siamo davvero
all’altezza!”. A queste parole di Silvano ‘Nano’ Campeggi è seguito un attimo
di silenzio quasi imbarazzato.
Un elogio del genere non se lo aspettava
nessuno. Non se lo aspettavano il gruppo dirigente (Giuliano Paladini, Marisa
Cheli, Mauro Baroncini) né gli artisti dell’Associazione dalle Terre di Giotto
e dell’Angelico che, sabato 21 giugno ’14, c’erano praticamente tutti, a
Vespignano, per stringersi intorno al Signore dei Cartelloni Cinematografici in
occasione della consegna di un più che meritato Premio Giotto e L’Angelico. Non
se l’aspettava l’Amministrazione comunale di Vicchio, presente nelle persone
del Sindaco Roberto Izzo, con fascia tricolore, e degli Assessori Carlotta Tai e
Angelo Gamberi.
Né il Sindaco di S. Godenzo Alessandro Magni, i figuranti del
Gruppo Storico Dante Ghibellino di San Godenzo, l’ex Assessore del Comune di
Pontassieve Alessandro Sarti, il Consigliere regionale [oggi Presidente del Consiglio Regionale] Eugenio Giani (“Dietro i
cartelloni di Nano c’è la storia della pittura italiana. Con Campeggi il genio
del Rinascimento è entrato a Hollywood”), Tiziano Benvenuti della Pro Loco di
Vicchio, la dott.ssa Giovanna Giusti, Polo Museale, Direttore dip. pittura
dell'Ottocento, dip. dell'arte contemporanea e dip. degli arazzi agli Uffizi. Non
se lo aspettava la gente che, nei locali della Casa di Giotto, si è incantata
di fronte ai dipinti di Nano esposti per l’occasione, dopodiché ha affollato il
retro della Casa di Giotto di fronte a un panorama che non smette(rà) mai di
levare il fiato. Dopo i discorsi di saluto delle autorità sopra nominate (“I
film americani ” è stato detto “restano nella storia per i divi che vi
recitarono. Ma se ce li ricordiamo è a partire dai cartelloni. E i cartelloni
li ha dipinti quasi tutti Nano”) e la consegna da parte del Sindaco del Premio
Giotto e L’Angelico, rappresentato da una scultura appositamente realizzata da
Mario Meoni, Nano ha preso la parola quasi riluttante, non certo per sussiego,
al contrario per timidezza, direi.
Questo ragazzo di novantuno anni che studiò
con Ardengo Soffici e Ottone Rosai, che ha conosciuto e chiacchierato
praticamente con tutti i divi dell’età d’oro del cinema americano, che ha
ricevuto il Fiorino d’oro nel 2000, che ha un autoritratto nella Galleria degli
Autoritratti degli Uffizi, ha dimostrato ancora una volta di aver saputo
restare sempre con i piedi ben calcati sulla terra, laddove quanti altri si
sarebbero creduti onnipotenti. Senza per questo sminuire il valore suo e delle
sue opere, che ha contrapposto a quelle di un tanto più blasonato Andy Warhol:
“Lui pigliava e metteva un paio di ritocchini sulle fotografie, io le facevo da
capo” ha detto.
Dopo i complimenti alla straordinaria moglie (e manager!), ha
tenuto a ricordare la sua collaborazione, meno nota ma per lui non meno
importante, con l’Arma dei Carabinieri, per i quali ha realizzato alcuni grandi
dipinti di battaglie: “Essendoci da inserire tanti combattenti anonimi, gli
mettevo i visi dei miei amici!”. Nano si è concesso poi volentieri alle
telecamere sia di Toscana Tv (Fabrizio Borghini) sia di Tele Iride (Paola
Leoni), alle chiacchiere, agli autografi e alle foto di chi gliele chiedeva. Un
sontuoso rinfresco ha concluso una giornata di solstizio d’estate alla Casa di
Giotto, in cui i tanti intervenuti hanno avuto l’impressione di una sintesi
rara di solennità e di allegria, di protocollo e di normalità. Ho udito dire a
una signora tra gli spettatori: “Nano non si è mai montato la testa. Tutti i grandi,
quelli veri, sono così”.
Nano con la moglie Elena |
Qui si chiudeva l'articolo. Da allora ho incontrato più volte Nano. Mi piace ricordare in particolare quando, il 16 settembre 2016, all'Hotel Michelangelo di Firenze, io e la mia amica Marilisa Cantini tenemmo un incontro - conferenza organizzato dall'Associazione culturale Imparalarte. L'argomento era Jan Vermeer, integrato da musiche olandesi coeve. Nano era tra i numerosi ascoltatori e, al termine, ci colmò di complimenti. E realizzò su due piedi nel libro delle presenze un disegno che rappresentava una sua stilizzazione della Ragazza dall'orecchino di perla.
Poscritto del 29 agosto 2018. Nano è partito per il suo ultimo viaggio.
Sapere che non lo incontreremo più ci fa sentire veramente più poveri, e come mutilati di un qualcosa.
La perdita di Nano è una perdita non colmabile. Non soltanto per noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo; non soltanto per chi, a tutti i livelli, ama la cultura, l'arte,
la bellezza e magari nel suo piccolo si dà da fare per produrne un po', e rendere così il mondo un briciolo migliore; no, quella di Nano è una perdita non colmabile per tutte le persone di buona volontà, anche
per chi non ne conosceva neanche il nome ma aveva visto i suoi
cartelloni, anche per i più giovani che non hanno potuto vedere neanche
quelli. Con la dipartita di Nano si chiude
un'epoca. Alla signora Elena le condoglianze e la gratitudine di tutti.
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