Nella sola Toscana, le chiese, quasi tutte pievi, intitolate a S. Ippolito, sono ben quattordici. In nove di esse il contitolare è S. Cassiano. Così risulta dal sito I luoghi della Fede, che però non riporta situazioni come quella della pievania in cui abita chi scrive, dove, non troppo distante dalla Pieve di S. Cassiano in Padule (Vicchio), si trova un oratorio quasi del tutto diroccato (foto d'apertura), dedicato a S. Ippolito, e dal quale prende nome anche la località.
L'accoppiata Cassiano - Ippolito si spiega solo con il coincidere del giorno della loro festa, appunto le idi di agosto, cioè il 13 agosto. Un po' come S. Pietro e Paolo. Più logico sarebbe (stato) legare il nome di Ippolito a quello di S. Ponziano, anch'egli ricordato alle idi di agosto, e vedremo perché.
Se Cassiano è citato nel Martirologio geronimiano, le prime notizie su Ippolito sono ancora più antiche: ne parla Eusebio di Cesarea (ca. 265 - ca. 340) nella Historia Ecclesiastica. Lo definisce un Vescovo 'a capo di qualche chiesa', nonché autore di una serie di testi, tra cui un computo pasquale, e poi trattazioni Sul Cantico, Su parti di Ezechiele, Sulla Pasqua, Contro tutte le eresie.
S. Girolamo (347-420), nel De viris illustribus, allunga la lista di altri titoli (Sui Salmi, Sulla Chiesa, Su Daniele, Sull'Apocalisse, Sull'Anticristo ecc.). Una statua antica (qui sotto) rinvenuta, forse in zona Verano, nel 1551 ma risalente al III secolo raffigura un uomo seduto su un trono, sulle componenti del quale figurano ulteriori titoli (tra cui In difesa del Vangelo di Giovanni e dell'Apocalisse, Cronache, Contro i greci, Contro Platone e sull'universo) oltre ad alcuni in comune con quelli citati da Eusebio e da S. Girolamo. Ciò consentì di identificare l'uomo rappresentato come S. Ippolito.
Insomma, diciamolo pure: S. Ippolito era un grafomane. Anche ammettendo, come hanno fatto gli storici di recente, che i testi siano in realtà di due autori diversi, uno occidentale e uno orientale. Ma la questione è tutt'altro che conclusa ed è tuttora oggetto di discussione.
Il ritrovamento nel 1842 di un testo (Philosophumena, o Confutazione di tutte le eresie) attribuitogli, consentì di delineare meglio i caratteri storici di questo uomo di chiesa intransigente. Una specie di Savonarola, che fu acerrimo nemico del Vescovo Callisto, da lui considerato troppo tollerante e ai limiti dell'eresia. Al punto che quando Callisto divenne Papa (217), Ippolito lo disconobbe e si autoproclamò Papa a sua volta.
Uno scisma? Un antipapa? Secondo Emanuela Prinzivalli, che ha curato la voce su S. Ippolito nell'Enciclopedia dei Papi, sono termini decisamente anacronistici. Non si può paragonare la Chiesa del III secolo a quella, ad esempio, del Grande Scisma d'Occidente (dal 1378 al 1417). A seguire Ippolito fu una schiera di seguaci abbastanza limitata. Nondimeno, la sua lotta contro il Papato ufficiale proseguirà anche dopo la morte di Callisto, e Ippolito si contrapporrà sia ad Urbano I (papa dal 222 al 230), sia al successore Ponziano.
Spinello Aretino: S. Ponziano |
Papa Damaso (305-384) narra, pur con qualche contraddizione, che Ponziano, non volendo lasciare i fedeli senza guida, rinunciò al pontificato. Fu la prima rinunzia nella storia della Chiesa. Ippolito, colpito da questo atto di umiltà, mise da parte la superbia che in effetti lo aveva fino ad allora contraddistinto, e fece appello ai suoi discepoli perché si riunissero alla Chiesa romana. Ippolito e Ponziano si riconciliarono e, condannati a lavorare in una miniera lager, morirono di stenti meritando la palma del martirio. Secondo Francesco Lanzoni, con ogni probabilità dettero un contributo fondamentale alla diffusione del Cristianesimo nell'isola.
La Depositio martyrum, anch'essa facente parte del Cronografo, colloca alle idi di agosto (13 agosto), ma l'anno non è specificato, la data della sepoltura di entrambi, Ippolito nel cimitero sulla Tiburtina, Ponziano nel cimitero di Callisto. L'odierno Martirologio romano riprende tutto ciò quasi alla lettera:
«Santi martiri Ponziano, papa, e Ippolito, sacerdote, che furono deportati insieme in Sardegna, dove entrambi scontarono una comune condanna e furono cinti, come pare, da un’unica corona. I loro corpi, infine, furono sepolti a Roma, il primo nel cimitero di Callisto, il secondo nel cimitero sulla via Tiburtina»
Negli antichi martirologi, tuttavia, compare un diverso S. Ippolito martire, sempre al 13 agosto. Le notizie su di lui sono confuse. Secondo il passionale di S. Lorenzo, era un soldato che doveva sorvegliare quest'ultimo, il quale però lo convertì prima del martirio. Ippolito, a sua volta, venne trucidato, insieme con l'intero corpo di guardia. In una versione tradotta in italiano di un Martirologio romano risalente al 1668, si legge:
In Roma il B. Hippolito martire, il quale per la gloria della confessione sotto Valeriano Imperatore dopo altri tormenti, legato per i piedi al collo di cavalli indomiti, & crudelmente strascinato per luoghi aspri, & spinosi, col corpo tutto lacerato rese lo spirito al Signore.
Dieric Bouts (1410-1474 ca): martirio di S. Ippolito |
Prudenzio, nell'XI canto del Peristephanon, descrive un uguale martirio, ma sembra ispirarsi all'Ippolito della mitologia greca (fece una fine simile) e confonde diverse fonti, tra cui il già citato Papa Damaso.
Ad ogni modo, in primo luogo non può trattarsi del S. Ippolito di cui abbiamo parlato, la cui fine in Sardegna è considerata storicamente attendibile. Inoltre, il supplizio riservatogli è una invenzione di un qualche agiografo, uno dei tanti dotati meno d'immaginazione che di gusto dell'orrido. Gli storici hanno stabilito che Valeriano perseguitò sì i cristiani, ma non torturava. Sicché, come l'ipotetico Ippolito non fu dilaniato dai cavalli, anche S. Lorenzo, nonostante il perdurare della tradizione e l'abbondanza di rappresentazioni pittoriche dell'episodio (tra cui diversi capolavori), non finì sulla graticola. Ed è molto meglio così!
Ippoliti, cavalli sciolti, si liberarono tutti dal peso del loro ruolo e indicarono ai loro compagni o seguaci l'ubbidienza alla Chiesa e al papa. A tante chiese e pievi che punteggiavano il cammino dei Romei venne dato il suo nome.
RispondiEliminaSalve.
RispondiEliminaNavigando sulla rete alla ricerca di informazioni su alcune pievi mi sono imbattuto in questa pagina. A colpirmi è stata questa fotografia (in cima a questo articolo) di una nicchia all'aperto. E' visitabile oppure è in una proprietà privata? Mi farebbe piacere sapere dove si trova. Potrebbe indicarmelo con una mappa? La ringrazio e complimenti per il blog.
https://www.google.com/maps/place/43%C2%B058'30.6%22N+11%C2%B026'15.8%22E/@43.9513757,11.4440687,8973m/data=!3m1!1e3!4m5!3m4!1s0x0:0x0!8m2!3d43.9751609!4d11.4377173?hl=en
EliminaCaro Diego, spero che il link funzioni... il posto è a nord ovest di Vicchio. Si tratta, ahimè, di una proprietà privata. E infatti, quando mi sono avvicinato per scattare alcune foto tra cui quella d'apertura non sono stato accolto benissimo, sicché ho dovuto rinunciare ai piani ravvicinati.
EliminaGrazie per i complimenti!
Grazie infinite Sig. Paolo! il link funziona e sono riuscito ad individuarlo correttamente. Beh... certe accoglienze sono state riservate anche a me, essendo fotografo ne ho visto delle belle!
RispondiEliminaGrazie ancora! Molto gentile!
...c'intendiamo!
Elimina