Il concetto, in fondo, è semplice. Anche se sottintende una competenza, un occhio clinico, una sensibilità, un lavoro di analisi la cui portata sfugge a profani come me. Nondimeno, un fenomeno classico per gli storici dell'arte è il rinvenimento un certo numero di opere artistiche antiche che, per epoca, tecnica, materiali, stile, indubbiamente provengono dal medesimo Autore. Solo che non si riesce a trovargli un nome, per quante ricerche d'archivio si facciano. Gli si assegna allora un nome fittizio. Un nome che può prendere il nome dalla località in cui sono situate una o più opere significative: il Maestro di Marradi, appunto. O il Maestro di Figline. O di Varlungo. Altrimenti, ci si può basare su una sua opera per qualche motivo memorabile, ed ecco il Maestro della Madonna Strauss, o il Maestro della Santa Cecilia. Intanto si lavora nella speranza di riuscire a trovare il nome vero su, chessò, un qualche documento di pagamento (difficilissimo), oppure che un bravo storico sia in grado di associare le opere dell'anonimo a quelle di un altro autore conosciuto. E che la comunità scientifica degli storici riconosca l'ipotesi come plausibile e accettabile. Difficile, ma è capitato più volte. Tra gli esempi si possono citare il Maestro del Bambino Vispo, identificato pressoché in modo unanime (ma Federico Zeri dissentiva) con Gherardo Starnina. Oppure il Maestro del 1419, di recente accostato al miniaturista Battista di Biagio Sanguigni.
La Crocifissione Griggs |
Il Maestro di Marradi non ha mai avuto un nome. Inutili tutti gli scavi nei meandri più riposti degli archivi, inventari, libri mastri, nei diari di viaggio, nelle visite pastorali, negli scritti degli storici. E questo nonostante sia vissuto in pieno Rinascimento: si parla della fine del Quattrocento. Non solo: è stato un pittore più che prolifico. I dipinti a lui attribuiti si trovano oggi veramente dappertutto. Ce ne sono a Dayton, Ohio (U.S.A.), a Londra, ad Ajaccio, a Rouen e via elencando. La bellissima Madonna in trono col Bambino e Santi della foto d'apertura è a Firenze nella chiesa di S. Maria a Novoli. Qui sopra è la Madonna col Bambino tra gli arcangeli Raffaele e Gabriele conservata al Museo d'Arte sacra di Tavarnelle in Val di Pesa. In proposito, Federico Zeri scrisse:
Fra le opere della seconda metà del Quattrocento che meritano speciale attenzione, la 'Madonna in trono' di S. Lorenzo a Cortine [dove si trovava allora] offre lo spunto per il ritrovamento di una nuova entità dell'ambiente fiorentino fra l'ottavo decennio e la fine del secolo. Questo dipinto appartiene infatti a un gruppo assai folto ed omogeneo, che consente di seguire le vicende stilistiche di una notevole persona uscita dalla cerchia di Domenico Ghirlandaio intorno al 1475 e operosa sia in Firenze che per alcuni centri del contado.
Le opere più significative del Maestro di Marradi sono però in effetti - appunto - quelle di Marradi. Ciononostante, la scelta del nome non è stata affatto una cosa scontata. L'interesse per questo artista si risvegliò verso la fine degli anni '50 del secolo scorso, ed erano stati proposti nomi come Maestro dell'Apollini Sacrum, da una scritta su un tempietto dipinto in un pannello di forziere oggi al Museo di Atlanta, Georgia (U.S.A.); oppure, su idea di Roberto Longhi, Maestro Tondo o Maestro Tondino per via di una certa rotondità dei volti. Si impose poi Federico Zeri, che aveva avuto modo di esaminare le opere allora presenti nella Badia del Borgo presso Marradi. Era il 1963 e, in un'altra parte dell'articolo sopra citato, Zeri propose appunto Maestro della Badia del Borgo oppure Maestro di Marradi. Alla fine, prevalse quest'ultimo.
Tutto questo è raccontato in quello che, salvo errori, è l'unico libro monografico sul nostro Artista, intitolato Alla scoperta del Maestro di Marradi, a cura di Livietta Galeotti Pedulli, edito da Polistampa nel 2009. Vi si narra tra l'altro della Badia vallombrosana, dell'Abate Taddeo Adimari che commissionò al Maestro di Marradi la Pala di S. Reparata e, si suppone, in accordo con l'illuminato Abate generale Biagio Milanesi, gli altri quattro dipinti oggi trasferiti nella Chiesa di S. Lorenzo a Marradi.
Cinque opere, analizzate singolarmente nel testo, che costituiscono un corpus straordinario, e fanno di S. Lorenzo una meta obbligata per chi conosca o voglia conoscere questo Autore senza nome.
La Pala di S. Reparata |
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